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LA DERNIÈRE SÉANCE - Visioni Queer

Immagine del redattore: Tonito SolinasTonito Solinas

Aggiornamento: 30 ago 2022


Il rischio di spoiler è altissimo. Quindi doso le parole. Luisa sfoggia una camicia da Oscar. Giusi, abile contabile. Ma il Presidente dov’è? Ah no, aspe’… eccolo lì! Oggi, di fronte al Cityplex Moderno, la tristezza è in loggu. Tutti felici e di mille colori! Pochi metri di corridoio e siamo in sala. Luisa, Giulia, Massimo e Gianluca Matarrese preparano il terreno danzando tra #solitudini, addii, terrorismo mediatico e autocensure per non rovinare la visione del film. Il cinema è incontro. E a volte si fa memoria. LA DERNIÈRE SÉANCE - Visioni Queer non mi dà l’impressione di essere un #docufilm puro. Ma complici i primi dieci minuti di proiezione, un certo voyeurismo e l’uso (molto interessante, a dire il vero) dell’obiettivo, io partirei sulla fiducia con una prima etichetta #gonzo. Ma elegante. Ecco, un POV elegante. Il tocco italo-francese si sente in tutto il film. Belle musiche, un’intimità dolcissima e una grande sensibilità per le piccole cose. Il tema della #morte (e del fine vita) è forte, presente, ma mai appesantito da giudizi o moralismi. Nel film, gli imprevisti della vita ci fanno vivere in un tempo denso ed elastico. Il ritmo della narrazione è legato alle emozioni. E allora, basta un attimo perché una scomparsa renda gravi i minuti, un recupero quasi eroico faccia salite il ritmo e la felicità fermi il mondo in un istante senza tempo. Tra tante sofferenze, Matarrese riserva alle #lacrime il ruolo di gioia pura. PUNTO INTERROGATIVO: sarà che mi sono perso un passaggio, ma momento di spaesamento quando, dopo l’annuncio in italiano in stazione, le targhe sono tornate ad essere quelle francesi. Ma tipo nel giro di una scena… boh… magari mi sono distratto io…

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