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PETRAS @ S'Ala - spazio per artist*

Aggiornamento: 17 ago

13 agosto

È andata in scena la prova aperta della nuova produzione di Zagrebački plesni ansambl, firmata Igor x Moreno/ S'ALA / spazio per artist+:

PETRAS (come tutte le produzioni, working title).

Dopo una settimana di residenza a S'Ala, Dora, Lara, Linda, Iva e Silvija hanno portato sul palco quella che — per ora — sembra profetizzare una produzione iconica.

Dietro le quinte, le musiche 𝐝𝐫𝐨𝐧𝐞 di Aseret: una delle mie nuove vie d’accesso all’elettronica, contemplativa e con quell’interessante vibe da fuochi fatui

La leggenda narra che, seguendoli, si trovasse il proprio destino... quindi vale la pena fare attenzione.

Come spesso faccio, non ho raccolto info prima di partecipare (per evitare interferenze o sogni infranti).

Ma, prima ancora di accovacciarmi in prima fila per godermi la serata, avevo già annotato qualche pensiero sull’audience.

Sono appena passate le 20…

Credo che al centro ci sia la natura femminile (umana, forse) e un’esplorazione delle sue diverse sfaccettature.

Ma partiamo dalla fine.

Come sempre Moreno e Igor danno qualche minuto di tempo al pubblico per raccogliere le idee prima di qualche minuto di conversazione.

Nei miei appunti (sei pagine ), gli occhi tornano sempre sulle stesse parole:

geografie emotive

tempo infinitamente presente

Divagazione: mi stavo scervellando per ricordare chi ne avesse parlato in passato, perché la connessione con la natura umana e con il tempo mi sembrava chiara.

A casa ho barato e ho guardato online…

Maurice Merleau-Ponty: i suoi studi sul “𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢” e come “𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘪” sono affascinanti.

Ed è altrettanto interessante il tentativo di Cameron O'Mara di conciliare le posizioni di Merleau-Ponty con quelle dei movimenti femministi!

Inizia la chiacchierata.

Aspetto che qualcuno commenti, che emerga materiale.

Oggi non c’è Alessandro a tenermi a bada… quindi mi autocensuro!

I compagni di platea non si tirano indietro.

In un modo o nell’altro emergono molte delle suggestioni che avevo segnato

C’è la natura impalpabile del vento d’estate, l’aria che vibra nelle pinete del Mediterraneo

visi che fanno capolino da un immaginario bosco-fondale

un appoggio sulle nocche che parla di forza

connessione con la terra e con se stessi.

Il pezzo si snoda tra sguardi d’intesa, sequenze ricorrenti, geometrie riconoscibili, un mandala dinamico

Per chi, come me, è nato con Hofstadter è impossibile non vedere le 𝘁𝗮𝘀𝘀𝗲𝗹𝗹𝗮𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗘𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿.

Qualcuno spende qualche parola sull’idea di 𝘀𝗼𝗿𝗲𝗹𝗹𝗮𝗻𝘇𝗮, di gruppo, ma per buona parte del pezzo io penso che ogni volta che ci guardiamo allo specchio, un po’ cambiamo.

Siamo sempre noi, ma cambiamo. Troppo orientale come idea? Mah.

Però forse in qualche modo c’entra.

Dei tre tesori sacri dello shintoismo, uno è uno specchio. Lo specchio accoglie una dea che è purezza e verità: allo specchio non si può mentire e ciò che riflette è la realtà nuda e cruda.

E qui ha senso.

Se lo specchio non mente, allora è vero che quei cinque corpi sono uno che cambia infinitamente, anche se rimangono separati.

Di nuovo… la sorellanza come corpo?

𝗜𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗲̀ 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗼 in termine di simboli, rimandi volontari o involontari. Questo è un pregio perché fa risuonare tante corde diverse.

Mi chiedo, però, in termini di produzione, se non meriti una riflessione diversa. Un trittico, forse...

Negli appunti c’è tanto: ci sono

zootropi ottocenteschi

stormi di uccelli

laser volumetrici

ventilazione forzata

il sinking che incunea e centra il corpo verso il basso e c’è, devo dire,

una certa fissazione per alcuni particolari in scena.

Da capire se si tratta delle performer che iperfocalizzano l’attenzione sulla qualità, le pause e i respiri del movimento, o se semplicemente il pezzo venga incontro alle aspettative di un pubblico che, come noi, parte con un livello di attenzione quasi maniacale, alla ricerca di quel particolare che rende il pezzo “proprio”.

L’attenzione è tanto alta che tutt* percepiamo l’assenza di una transizione particolare e “necessaria”, che Moreno ci svelerà proprio durante la chiacchierata.

In entrambi i casi funziona.

Arrivano poi i 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗲 𝗶𝗻𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶, che censuro per non spoilerare troppo…

“Elementi degni di nota e alcune riflessioni:

per un bel po’ ho immaginato in scena [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤]. Mi stimola l’idea che alcune scene vengano [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤].

le frasi di movimento degli [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] l’unisono, potrebbero essere valorizzate ulteriormente con [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] a sufficienza mentre componevano [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] valore al gesto.

Le poche [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] l’organicità [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] solide.

L’immagine dei [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] e una meravigliosa [omissis] Forse. Ma [omissis].

La [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] con quella [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] allargando molto lo [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤].

Le musiche sono [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] per trainare la [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] vede.

Per il suono, [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] momento. La voce che [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] brevemente durante [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤].

L’accento di [𝕠𝕞𝕚𝕤𝕤𝕚𝕤] apprezzato.”

𝗖𝗶 𝘃𝗲𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲!!!

#unison #summer #newcreation #performingarts #choreography @mpc_sanvincenti @lara_kapeloto @lindatarnovski @la.sil.vie @avywho @dorabrkaric @petragladmazar Petra Valentic @mirto_bianco @margherita.elliot Anna Paola Della Chiesa @aseretmusic

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