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As Bestas @ 5° Visioni Parallele

È stato molto difficile affrontare As Bestas.

Tanti erano i pensieri che nel buio della sala ho scritto diverse pagine di appunti, per lo più incomprensibili persino per me, ma il semplice gesto solitamente mi aiuta a fissare le idee.

Il film mi ha (o meglio “ci ha”… J mi sembra della stessa idea…) talmente svuotato di energia che per un bel po’ di ore che ne siamo stati in silenzio per far sedimentare ciò che avevamo visto sul grande schermo.

E mi fa molto ridere che Giusy Calia abbia condiviso, qualche minuto fa, un commento proprio sul ruolo del silenzio per esprimere forti passioni.

Pensare al film (figuriamoci parlarne) fa riemergere un profondo senso di smarrimento e di rabbia e di dolore per quella vita negata così ingiustamente.

Sì, lo so, è un film (anche se ispirato a fatti realmente accaduti), ma i suoni, i colori, la durata, le battute, i respiri, i silenzi, le urla… tutto parlava di verità.

Gli uomini sono bestie. Sì.

È difficile per me trovare dei film in grado di “saturarmi”, ma questo non è un film normale, certamente non costruito per soddisfare la massa, né per passare “un’oretta di relax”.

Marina Foïs, una regina. Diego Anido e Marie Colomb, super bravi.

Ma Denis Ménochet e Luis Zahera, una bomba!

Ruolo fondamentale, nella mia personale esperienza, le voci.

Alberto Bognanni e Dario Oppido (non me ne vogliano gli altri) sono due artigiani fantastici.

Insomma, #AsBestas è un misto di terribile dolore e piacere.

Un film che rimarrà indelebile nella mia memoria anche perché, per la prima volta in vita mia, sento il mio nome in un film!

Proprio alla fine del 22’, Xan (Dario) invita Antoine (Alberto) a giocare a domino e gli dice:

“Vieni qui, vicino a me. A forza di guardarci avrai imparato, giusto? Scrivi il suo nome… Puoi segnarlo come… Tonito, il Conquistatore… dove arriva lui conquista...”

E quando mi ricapita!?!

Grazie ad Anna de Manincor e Compagnia meridiano zero per aver inserito questo (fastidiosissimo!) film all’interno di Visioni Parallele! E al prof. #alessandrocadoni per l’interessante intro piena di spunti di riflessione.

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