Qualche giorno fa ho partecipato a SpazioBunker all’inizio di qualcosa che ha senso, ma che, per attecchire nel territorio, richiederà una certa dose di caparbietà e un pizzico di fortuna.
Nadia Imperio ci porta a spasso in una realtà cruda, scoraggiante e che sì, in qualche modo, sarebbe rassicurante pensare relegata ad un girone infernale. Vana speranza: 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞. Alcuni concetti e riferimenti popolari sono molto chiari, raccontati con una malinconia quasi opprimente. Si parte con le 𝐯𝐚𝐠𝐢𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐫𝐯𝐞 dal potere illimitato per atterrare a 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 non tanto diversi da quelli (ancora popolari) dei reality show, passando per le vite esasperate di alcuni personaggi da 𝐟𝐫𝐞𝐚𝐤 𝐬𝐡𝐨𝐰 ben caratterizzati.
Davanti a noi si apre una 𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐚𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐛𝐮𝐫𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐢. Genere che, nell’immaginario collettivo del nostro Paese, rimane cristallizzato a un passato fatto di tradizione popolare e bambini festanti. Mi piace la versione tradizionale; è un formato di story-telling che trovo elegante. Ma questo è un tempo che sgretola i confini tra le arti e 𝐥𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞𝐦𝐢 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐠𝐧𝐚𝐭𝐢 𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐧𝐨𝐬𝐢 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚. Con Nadia abbiamo una passeggiatric…ina schiava del troppo bere e costretta da Mr. Wolf a “sorridere sempre”; un’insegnante distrutta da una vita insoddisfacente che l’ha derubata dei suoi sogni; una Barbra tuttofare che si svela imperfetta; due sorelle siamesi in perenne stato euforico. E tanto altro. Gustosa la tappa nell’𝐄𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐕𝐮𝐨𝐭𝐢 𝐏𝐫𝐨𝐜𝐥𝐚𝐦𝐢, in cui si esaltano azioni mediocri e perfino banali. Per me, è stata una serata perlopiù di ascolto per prendere le misure e capire.
Devo dire che sono curioso di vedere fin dove i burattini possano spingersi, mantenendosi fedeli al genere ma spostando il confine più in là. Personaggi meno parodistici? Temi più divisivi? Vedremo!
Per ora un applauso a Nadia.
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