Esiste un contratto non scritto tra un attore e il suo pubblico che porta il primo a mettere in scena una parte studiata al meglio delle sue capacità e l’altro far finta di sospendere temporaneamente la propria incredulità, accettando che tutto sia vero, pur rimanendo consapevole di avere davanti degli “impostori”. È un 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐬𝐚𝐜𝐫𝐨, 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐢𝐧𝐟𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞. Ma ad Alghero quel patto è stato violato. Ad Alghero, non c’è stata finzione, non c’è stata manipolazione di un testo. Ad Alghero c’è stata una 𝐜𝐫𝐮𝐝𝐚, 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐞𝐜𝐜𝐢𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀. Una di quelle verità che non possono essere simulate. Una verità che vive in ognuno (sì in ognuno) di noi. I dialoghi scivolano con naturalezza tra nerbi, zibellini, manoscritti, telefonate da casa e i malfunzionamenti di un’impertinente chiusura lampo. Wanda, con un’intelligenza e una forza fuori dall’ordinario, entra ed esce dal personaggio con perizia. Thomas, inizialmente imbrigliato da una bardatura (harness…) borghesotta, progressivamente capisce di essere ad un punto di svolta della sua vita. Noi, le braccia poggiate sulla balaustra del palchetto, le mani posate l’una sull’altra a reggere il mento. “𝐕𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐏𝐞𝐥𝐥𝐢𝐜𝐜𝐢𝐚” (o era Afrodite…?!?) ci ha reso tutti voyeur per un paio di ore, costringendoci a sbirciare dalle finestre del terzo piano, trattenendo il fiato per non farci scoprire da Thomas e Wanda. Il pezzo è un prezioso momento catartico in cui prendiamo coscienza di ciò che siamo e ci accettiamo senza freni. Uno straordinario regalo per cui chiederò ai due personaggi di ringraziare Giuseppe Ligios, Antonello Foddis e Aaron B. Samedi. 𝐔𝐧 𝐢𝐧𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐜𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐬𝐞́.
Cmq… dentro di me penso “È inammissibile! Io ho pagato per scappare dalla realtà, mica per farmici ributtare dentro!”. Ma non dico niente, perché non è elegante…
___________ "Un superlativo esempio di make-believe" Teatro d'Inverno Tony Grandi Comune di Alghero Aaron B. Samedi
Comments