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Una viola che suona all’alba in mezzo a un campo di grano.
Una tromba su una piattaforma flottante in mezzo al mare.
Un pianoforte dentro un cratere.
Di musica, in posti un tempo non convenzionali, ne ho ascoltata e vista.
È raro sentirmi spiazzato, eppure...
Faccio un mezzo outing: alcune forme di musica contemporanea, nel mio mondo, “appartengono” (sorry!) alla danza e al cinema.
E allora ascoltare 𝐒𝐢𝐥𝐯𝐢𝐚 𝐁𝐨𝐫𝐳𝐞𝐥𝐥𝐢 senza un palco che vira al blu e un danzatore al centro che improvvisa, ecco, fa strano…
O l’inconsueto violino di 𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧 𝐝𝐢 𝐆𝐚𝐫𝐭𝐡 𝐊𝐧𝐨𝐱 che fa la sua comparsa al di fuori da un cortometraggio…mah…non so... chiudo gli occhi e vedo gente che soffia dentro peroncini vuoti, palloncini gialli sfregati sulle magliette, penne Bic usate come archetti sulle corde dei violini…
VIVERE LA MUSICA: come la componente visiva influenza l'ascolto - a cura di Anita Cappuccinelli fa emergere un tema che Luigi Frassetto ha affrontato anche in passato e che mi è molto vicino: 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐬𝐜𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐮𝐬𝐢𝐜𝐚 𝐜’𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐢𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀, 𝐮𝐧’𝐞𝐬𝐩𝐞𝐫𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐞̀ 𝐬𝐚𝐥𝐝𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐨𝐧𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐯𝐚.
Difficile separare i due livelli.
Più facile chiudere gli occhi e isolarsi con musiche orchestrali e melodie accattivanti, ma quando si ha a che fare con un pezzo come 𝐓𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐁𝐞𝐭𝐨𝐧𝐜𝐢𝐧𝐢, l’ascolto è impervio.
Il ponte che unisce la Terra e il Pianeta dei Percussionisti è lastricato di oggetti d’uso quotidiano che possono essere percossi.
Un ponte che però, per onestà intellettuale, di tanto in tanto va attraversato.
Quindi, ci vediamo al prossimo Club del Disco!
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